PISTOIASETTE

Pistoia Possibile: "No ai CPR in Toscana"

  • CRONACA
  • 18:15, 13/12/22
  • di redazione

Il 1° dicembre scorso, a conclusione della Conferenza Regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza tenutasi presso l’Ufficio Territoriale del Governo di Firenze, abbiamo appreso che si è coagulato un ampio consenso politico verso la creazione di un CPR in Toscana. Il sindaco metropolitano di Firenze Nardella, il Sindaco di Prato e Presidente di ANCI Toscana Biffoni, il Sindaco di Pistoia Tomasi e il Prefetto di Firenze hanno espresso la propria soddisfazione, definendo il CPR “un’infrastruttura che serve” (Biffoni) e “uno strumento efficace” ed “estremamente utile” (Nardella).
Il futuro CPR toscano, ha dichiarato Nardella, “non deve violare i diritti della persona”. L’esperienza CPR nel nostro paese, però, dimostra le condizioni di vita inaccettabili all’interno di queste strutture (che, ricordiamolo, sono gestite da privati a cui esse vengono affidate). Condizioni talmente degradanti da far sussistere la legittima difesa a migranti imputati per resistenza a pubblico ufficiale durante la protesta del 2013 nel CPR di Crotone (ex CIE). Anche il garante nazionale dei diritti delle persone provate della libertà si era riferito ai molteplici decessi nei CPR come un “sintomo di realtà detentive gravemente e fisiologicamente problematiche non sempre in grado di proteggere e tutelare la sicurezza e la vita delle persone poste sotto custodia”. Per cui l’aspirazione di Nardella risulta alquanto velleitaria. “Non stiamo parlando di immigrati integrati, [di] persone che lavorano”, prosegue Nardella, “ma di criminali che delinquono abitualmente”. In realtà, i CPR sono luoghi di detenzione amministrativa in cui le persone possono essere trattenute anche senza aver commesso alcun reato, semplicemente per agevolare le autorità amministrative e di pubblica sicurezza nell’organizzarne l’espulsione, o nel compiere accertamenti. “Il centro deve essere uno strumento efficace”, è ancora Nardella che parla, “per una brevissima permanenza per poi creare le condizioni per un veloce rimpatrio”. Peccato che nel 2020 fronte mezzo milione di persone ritenute irregolari sul territorio nazionale, i rimpatri furono in tutto 3.351. Se da un lato i CPR non sembrerebbero adempiere alla propria funzione, dall’altro corrispondono a costi altissimi di gestione: nel triennio 2018-2021 lo Stato ha speso quarantaquattro (44!) milioni di euro per la gestione dei 10 centri esistenti, con circa 1.100 posti complessivi; un esborso enorme, vantaggioso solamente per i privati che gestiscono queste strutture. È stato segnalato, fra l’altro, che all’interno di alcuni CPR, siano state create aree di isolamento e “celle di sicurezza”; che l’accesso alle prestazioni sanitarie sia difficile; che i legali delle persone trattenute abbiano difficoltà di accesso alle strutture e che poi, quando possono entrarvi, non riescano ad avere colloqui riservati con i propri assistiti; che alle persone trattenute sia impedito di intrattenere contatti con i familiari, i legali, le autorità consolari, sottraendo loro i telefoni cellulari in violazione del diritto individuale alla corrispondenza. Ciò non fa altro che rafforzare quella che è la vera funzione dei CPR, cioè una funzione di natura simbolica e sanzionatoria. 
L’interminabile catalogo di discutibili, se non illegali, restrizioni a cui sono sottoposte le persone trattenute nei CPR costituirebbe di per sé motivo sufficiente per non volere che nuovi CPR siano istituiti, né in Toscana, né altrove. Finora in Toscana non è stato possibile istituire un CPR grazie alla diffusa contrarietà della cittadinanza e all’opposizione dei Presidenti della Giunta regionale che si sono succeduti. La Toscana è sempre stata terra di accoglienza virtuosa e questa peculiarità deve essere conservata, difesa e valorizzata. Leggiamo che il Presidente Giani sarebbe passato dal “sì” alla proposta al “vedremo”: lo esortiamo allora a documentarsi in modo più approfondito sul tema, così da approdare a un nitido “no”. L’intera politica in materia di immigrazione, così come l’intero quadro legislativo in materia, devono essere strutturalmente ripensati. Occorre opporsi alla detenzione amministrativa inutile e dannosa con l’accoglienza e l’integrazione che arricchirebbero la nostra società. Questa sarebbe un’Italia non solo più umana, ma anche più utile ed efficace nell’investimento delle risorse che altrimenti finirebbero nel “buco nero” di un CPR.
redazione

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