PISTOIASETTE

Giocatori, allenatore, dirigenti, Istituzioni, imprenditori: analisi di una retrocessione

  • SPORT
  • 08:06, 17/05/22
  • di Lorenzo Vannucci
Foto di Salvatore Provenzano

Nell'ultimo periodo storico, quando per una comunità avviene un fatto nefasto, la tendenza comune è quella di rimuovere il trauma. L'oblio è preferito all'analisi, il nascondere ha la meglio sull'affrontare le difficoltà. Questo succede quando un partito politico perde le elezioni (è sempre colpa di altri: degli avversari, dei magistrati, del meteo avverso) ma anche quando una realtà gloriosa non centra gli obiettivi stagionali. Ed è esattamente quello che è accaduto alla Pistoiese: il messaggio che si vorrebbe far passare è che sì, la Serie D è una disfatta, un dolore immenso. Ma, tutto sommato, poteva andare peggio e, a conti fatti, non è nemmeno la fine del mondo. 'Il nostro vero progetto inizia adesso' ha dichiarato la Società in una nota inviata alla stampa nella giornata di ieri. Ora: perché tutto ciò possa accadere, una cosa è imprescindibile, ovvero analizzare cosa è andato storto in questa stagione appena conclusa. E non tanto per puntare il dito contro qualcuno, quanto per evitare che alcuni errori si ripetano. Vediamo di procedere per macrotemi, così da poter essere il più completi possibile.

IL PASSAGGIO DI PROPRIETÀ: Era un freddo mezzogiorno dicembrino, quando, all'improvviso, in uno degli ultimi giorni del 2021, veniva battuto il comunicato con cui si annunciava un pre-accordo con un gruppo imprenditoriale forestiero. Fuori Ferrari, dunque, dentro Mr. Lehman. Il mese successivo è trascorso come tutti sappiamo: un Direttore Sportivo che operava senza essere ancora ufficialmente in carica, un allenatore nemmeno contattato ma licenziato per procura nonostante due pareggi contro Lucchese ed Olbia, una squadra totalmente stravolta e riassemblata in tre giorni. Il risultato? Il devastante 6-1 rimediato a Grosseto, con i calciatori che nemmeno si conoscevano tra loro. Un risultato, a conti fatti, determinante in chiave negativa. Il tutto accompagnato di una inquietante attesa che, fatalmente, non ha fatto altro che deconcentrare un ambiente già particolarmente provato. 

L'ECCESSIVA SICUREZZA DI SE STESSI: Diciamola tutta: già era una missione difficile. Ora: presa coscienza di ciò, a che serve che il Direttore Sportivo, in sala stampa, si presenti addirittura pronunciando la parola playoff? 'eh, ma carica l'ambiente'. Sarà così, per alcuni. Per altri, per noi, è un atteggiamento presuntuoso e fallimentare di chi non accetta di mettersi in discussione. Perché la squadra che è retrocessa, va detto, è quella di Rosati: è stato Rosati a voler disfarsi di Ricci e Gennari, è stato Rosati a presentare Florentine come 'la ciliegina sulla torta' del mercato di riparazione (il ragazzo ha giocato una manciata di minuti, poi basta, giusto il tempo per far capire al popolo del Melani l'inconsistenza del giocatore), è stato Rosati a portare a Pistoia Folprecht e Nica, altre due colossali topiche della campagna acquisti invernale.

IL MERCATO DI RIPARAZIONE: tolti Suciu, Marcucci e Bocic, la squadra non ha trovato il giusto equilibrio, soprattutto nel reparto difensivo. Un dato su tutti ci fa capire questo: le partite in cui, prima di Rosati, la Pistoiese ha mantenuto la porta inviolata sono state sei (cinque con Sassarini, una con Lopez); i clean sheat post cambio di società sono stati solo quattro. Non solo: con il passare del tempo si sono palesati limiti, come quelli sui calci d'angolo, mai effettivamente risolti. Il fatto che il reparto difensivo abbia avuto una flessione, è evidente. Ed è chi ha curato la campagna acquisti 'di riparazione' a doversene assumere in pieno la responsabilità.

GIOVANNI LOPEZ E MARCO ALESSANDRINI: Lo abbiamo scritto pacatamente allora, lo diciamo con più enfasi adesso: Giovanni Lopez è stato trattato alla stregua di un passante che, per puro caso, si è trovato per due partite a transitare sulla panchina della Pistoiese. Eppure Lopez ha messo a referto un punto contro la Lucchese ed un punto con l'Olbia: entrambe squadre contro cui gli altri due allenatori, Alessandrini per la prima delle due compagini, Sassarini per la seconda, hanno dovuto incassare una sconfitta. Non solo: Lopez aveva avuto la possibilità di lavorare per un mese con un gruppo, formandolo e plasmandolo. Un lavoro che, potenzialmente, poteva dare i suoi frutti. Un lavoro gettato alle ortiche dalla nuova società, che ha scelto di affidarsi all'esperienza di un allenatore che, dal 2013 in avanti, ha avuto la possibilità di allenare in piazze dal grande blasone, quali Vigor Senigallia, Fano e Recanatese, con tanto, dopo un fugace ritorno al Fano, di pausa di riflessione dai campi di calcio per circa un anno e mezzo. Un profilo indubbiamente adatto per puntare al mantenimento della categoria.

LA GESTIONE DELLE PARTITE: Marco Alessandrini ha fatto anche cose buone. Non ammetterlo sarebbe ingeneroso. Con lui la Pistoiese ha ottenuto scalpi eccellenti, come lo 0-3 rifilato a domicilio all'Ancona Matelica, come l'1-0 con cui è stato sconfitto il Modena al Melani. Eppure, nei momenti veramente importanti, la squadra non ha girato. È mancata la testa, la gamba, la consapevolezza, la maturità. E chi dovrebbe trasmettere tutte queste cose se non l'allenatore? L'ultima partita contro l'Imolese è stata il manifesto di questo. Si, perché ad Imola, con due risultati utili su tre, si è andati a giocare per il pareggio. E, se ciò accade, vuol dire che non hai fame. E, se non hai fame, l'avversario ne ha più di te. E, se l'avversario ne ha più di te, vince. Ovvio che dispiaccia, ovvio che Alessandrini chieda scusa. Però non basta. Non basta perché la Pistoiese non può permettersi di rimanere anni a galleggiare a metà classifica in Serie D. Altrimenti il calcio a Pistoia muore.

LE COLPE DEI GIOCATORI: Michele Vano ha messo a referto un ottimo bottino di gol, quest'anno. È stato particolarmente prolifico, portando tanti punti alla causa arancione. A maggior ragione la squalifica rimediata a partita ormai finita contro l'Imolese, nell'andata dei playoff, è una sciocchezza colossale. E Folprecht? 'eh, ma non era da giallo'. A parte che... parliamone, ma sembra che il ceco abbia l'unica abilità di farsi ammonire. Farsi ammonire e basta. Un po' pochino. A questo si aggiunga, come anticipato, una difficoltà endemica nel gestire situazioni di vantaggio. Anche chi è sceso in campo non è certo esente da responsabilità.

IMPIANTISTICA SPORTIVA E PIANI PER IL FUTURO: 'Dobbiamo concentrarci sul mercato', è stato presto sostituito con 'dobbiamo pensare alla salvezza, poi al resto'. Sul finire di stagione, finito il lungo letargo, tanto l'amministratore delegato Gammieri, quanto il Presidente della Holding, Iacoviello, si sono svegliati, cominciando a reclamare investimenti per ciò che riguarda l'impiantistica sportiva. Costoro hanno sostenuto, a mezzo stampa, quanto il Comune di Pistoia dovrebbe investire per permettere che la US Pistoiese 1921 svolga le proprie attività in impianti adatti al contesto. Ora, con una retrocessione sulle spalle, come e dove si manifesta questo contesto di cui tanto si parla? La verità è che la società ha completamente perso il proprio potere contrattuale e, dal prossimo anno, qualsiasi tipo di differenziazione di trattamento, oggi esistente, tra settore maschile e settore femminile, diventerebbe difficilmente scusabile, visto che nessuno delle due realtà, ormai, si troverà a giocare nel professionismo.

STADIO MELANI, EVANESCENTI IMPRENDITORI ED ISTITUZIONI SILENTI: Che ne sarà adesso del Marcello Melani? Il prossimo Sindaco di Pistoia vorrà davvero mettersi ad investire soldi a fondo perduto per mettere a norma un impianto con oggettive difficoltà strutturali? E che fine ha fatto Luigi Santo? Ricordate, colui che doveva costruire uno stadio 'in diciotto mesi', con tanto di una galleria commerciale adiacente? Che fine ha fatto Sergio Iorio, che avrebbe avuto tanto piacere nel 'dare una mano' alle finanze arancioni? E le Istituzioni cittadine, in tutto questo, dove sono? Alessandro Tomasi, che, per il centenario, ha messo una fotografia con la maglia celebrativa, non ha niente da dire? E Federica Fratoni? Annuncia la propria presenza allo stadio per seguire la partita di andata dei playout, e poi cosa? Nessuno dei due ha messo una dichiarazione per commentare la retrocessione degli arancioni. Perché? Non c'è spazio per una macchia di negatività nella campagna elettorale di coloro che sono i maggiori candidati a governare Pistoia per il prossimo quinquennio? Non certo un ottimo inizio.

La situazione è stagnante e sonnacchiosa. La nota positiva? Il pubblico. Il pubblico tornato allo stadio, tornato a seguire la squadra della propria città. Un pubblico per cui, però, le sofferenze sono appena cominciate: la Serie D è tutto tranne che un sentiero tranquillo. L' Aglianese della passata stagione docet.


foto di Salvatore Provenzano

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