PISTOIASETTE

Chiara Bartalini rilancia il Movimento 5 Stelle

  • POLITICA
  • 09:20, 23/09/22
  • di Alberto Maria Cambuli

"Ripartiti per dare un futuro all'Italia green, pacifista e al sostegno degli ultimi"

Una montagna russa. Così sono stati vissuti gli ultimi anni, poi gli ultimi mesi, del Movimento 5 Stelle. Nel 2018 infatti i Pentastellati sono entrati in Parlamento per sconvolgere la vecchia politica, scardinare i meccanismi della Seconda Repubblica e governare come altoparlante di quegli ultimi per cui, Di Battista e Di Maio su tutti, hanno fatto da portavoce in tutte le piazze, i borghi e i palchi di un’Italia stanca e vogliosa di cambiamento. Se ci si guarda indietro tutto questo sembra un sogno ormai lontano, diverso da quello per cui tanti elettori hanno creduto e votato. Il primo Governo Conte ha probabilmente dato una mazzata a tanti di quei fedelissimi, in cui nessuno si sarebbe aspettato un’alleanza con un ‘nemico di sempre’, la Lega di Matteo Salvini. Reddito di cittadinanza sì, taglio dei Parlamentari pure, ma anche Decreto Sicurezza, immigrazione controllata come mai prima di allora e una politica ideologica lontana da quella degli elettori del partito di Beppe Grillo, lotta alla CBD per dirne una. Secondo colpo: alleanza con il PD, o meglio il ‘Partito di Bibbiano’, una tra le fazioni politiche più attaccate in campagna elettorale adesso alleata, nonostante quei Dem fossero ben lontani da quelli affrontati alle elezioni, con figure come Matteo Renzi ormai ai margini, poi definitivamente fuori, e Calenda stesso, ‘forzato’ all’uscita per una certa intolleranza al Movimento. Passa anche questa e il nemico sempreverde Renzi dà la 'pugnalata' finale a Conte e il suo Governo, facendolo cadere e chiamando a gran voce l’unico personaggio, almeno fino a quel momento, su cui non si sarebbe potuto mettere una virgola, grazie al Curriculum più illustre del nostro Paese: Mario Draghi. Un amore mai sbocciato quello tra i 5 Stelle e l’attuale Premier, nonostante la fiducia e l’appoggio per aiutare il Paese in un periodo in cui si sarebbe dovuto creare un piano importante per i fondi del PNRR e rialzare il Paese nel momento del bisogno ‘post’ Covid. Il Movimento si è così disgregato, spezzato, ferito, ricomposto e rialzato. Ha lasciato partire tutte quelle figure che non facevano più parte, ideologicamente parlando, di un vero partito di protesta, di ‘uno per tutti’ e non ‘tutti per uno’, delle parti che lavorano verso uno stesso obiettivo e rispettano i capisaldi voluti dai fondatori Grillo e Casalecchio, a partire dal limite dei due mandati. I 5 Stelle sono ripartiti e Giuseppe Conte ha sfilato nelle Piazze di tutta Italia, acclamato e sostenuto in lungo e largo, risalendo i sondaggi che fino a poche settimane fa davano il partito come sconfitto in partenza. Non è così. Conte e il Movimento sono tornati ad impressionare le persone e questo sarà fondamentale per sconvolgere equilibri per cui tante fazioni stanno già sorridendo, o inorridendo, ed essere l’ago della bilancia di una politica che non è più Destra o Sinistra ma giusto e sbagliato, utile e inutile, necessario e superfluo. In corsa insieme al Movimento per il collegio plurinominale Toscana 01 e per l’uninominale di Prato, Pistoia e Mugello c’è Chiara Bartalini, a cui abbiamo chiesto di far luce su vari punti del programma del suo partito e le motivazioni di un rilancio dei 5 Stelle che, oggi, sembra essere una solida realtà.

Piano energetico. Ecco la linea del Movimento 5 Stelle, spiegata dalla candidata Bartalini: “I progetti che riguardano il nucleare di quarta generazione hanno costi altissimi e tempi molto lunghi per la realizzazione, si parla quindi di una procedura troppo labile e lontana. Noi puntiamo maggiormente sulle energie rinnovabili su cui abbiamo costruito il nostro programma con aiuti alle aziende per aiutarle nei costi necessari per questa transizione e dare poi un premio alle aziende che dopo aver innovato assumono persone, creando così una sorta di circolo vizioso. Abbiamo inoltre inserito nel programma il sistema dell’agrivoltaico che è importantissimo per territori come Prato e Pistoia che possono divenire risorse non da poco, come ci sono nel Mugello e a Montemurlo. Questa secondo noi è una prospettiva importante verso cui viaggiare. Vogliamo creare un contratto specifico in cui gli oneri di sistema per queste imprese vengano abbattuti e al contempo slegare gli imprenditori che hanno aderito ad una scelta green dal pagamento dell’energia elettrica. Il Movimento ha una posizione altrettanto chiara sul tema che riguarda il rigassificatore di Piombino: va tenuto a distanza dal porto per non intaccare il commercio e il turismo che sono presenti sulla costa; noi vogliamo spostare la posizione attuale del rigassificatore perché dobbiamo valorizzare e non mortificare la natura e la bellezza del nostro Paese. Va bene quindi creare un bene importante per l’Italia ma avendo sempre un occhio di lungimiranza per tutti gli aspetti. Al contempo siamo a conoscenza del fatto che se anche i lavori iniziassero domani, il rigassificatore non sarebbe pronto fino al 2023, quando sarà in grado di soddisfare solo il 6-7% dello stoccaggio della richiesta nazionale. Rientra quindi in una logica di attenzione alla fornitura energetica che è però molto più ampia. D’altronde il Governo di Berlusconi e quello di Letta ci hanno legati al gas russo e da lì non si è più avuta lungimiranza nel rafforzare le nostre fonti energetiche. Noi del Movimento lo diciamo al Presidente Draghi da febbraio e lo abbiamo rimesso anche nei nove punti, ma siamo stati ignorati e i nodi sono arrivati al pettine. Nel 2023 inoltre si torna in una situazione in cui non si potrà fare alcun spostamento di bilancio e si perderebbe quasi un’agenda verde per strutturare tutti gli investimenti green da togliere al debito sugli scavi, rispettando così il protocollo firmato sulle emissioni di CO2 entro il 2050. Dobbiamo mantenere una visione più ampia su tutti gli aspetti”.

Oltre a questi aspetti è centrale la questione legata ai rigassificatori. Come si pone il Movimento a riguardo? Ecco la spiegazione di Chiara Bartalini: “Certamente dovremo cercare di sfruttare il più possibile i rigassificatori già esistenti. Dobbiamo però ricordarci che il Centrodestra si è sempre eretto a favore delle trivellazioni: tutto ciò che viene estratto non arriva direttamente a noi, come tanti vogliono far pensare, ma va alla Borsa di Amsterdam dove viene quotato e poi rivenduto. Il gas algerino, che in questo momento sta tamponando i nostri problemi, ha un costo elevatissimo. Dobbiamo imparare a scindere le due cose che hanno due ambiti separati. Noi dobbiamo guardare i costi delle industrie e dei cittadini; per noi è essenziale dividere il costo della materia elettrica da quello del gas, staccandosi dalla Borsa di Amsterdam, affinché i piccoli imprenditori non possano reggere costi così elevati, che non li fa andare avanti. Un altro aspetto importante in cui lo Stato insieme alle imprese deve farsi da garante è quello delle cessazioni unilaterali dei contratti. Ci sono infatti sempre più aziende fornitrici di gas e luce che, in modo preventivo, disdicono i contratti in modo unilaterale e richiedono maggiori garanzie per poter continuare a rifornire. Il Movimento chiede quindi che lo Stato si metta a lavorare al fianco delle imprese ed estendere tutta questa rete di produzione. Una delle nostre proposte è il sistema superbonus, non come voleva trattarlo il Premier Draghi, bensì di estenderlo in campo agricolo affinché tutto ciò che è efficientamento trovi sostegno da parte dello Stato”. Una delle riforme più importante voluta dai 5 Stelle è stato il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia della precedente campagna elettorale dei Pentastellati. Dopo 4 anni quali saranno le sensazioni a riguardo dei principali promotori, nonostante tante proposte delle altre fazioni tra chi lo vorrebbe eliminato, vedasi il programma del Centrodestra, o chi lo vorrebbe modificare, Terzo Polo su tutti e il ‘disertore’ Luigi Di Maio? “Il dato di 1000 poveri in meno non lo ha detto Conte ma l’ISTAT, certificato quindi da un ente esterno e rendendolo quindi un dato di fatto - afferma Chiara Bartalini - Altri numeri importanti sono quelli che testimoniano come Pistoia sia la città con il più alto numero di persone a percepire il reddito di cittadinanza in Toscana. Questo stupisce molti perché non si capisce che i percettori si dividono per lo più in due grandi fasce: la prima è di chi non può lavorare per problemi fisici, gli altri sono coloro che hanno lavori poveri a causa di un contratto che non permette i beni di prima necessità. Il reddito quindi serve proprio a queste persone per far sì che possano fare la spesa, finire di pagare le bollette o l’affitto. La politica che dice di voler guardare al futuro, in un momento di estrema difficoltà del Paese, sta pensando di togliere il sostegno alle fasce più povere, aggravando ancora di più queste persone. Noi siamo a forte rischio oggi a causa dell’inflazione delle materie prime e dell’aumento dei costi energetici; questo farà sì che ci saranno molte più persone ad avere difficoltà a conciliare affitto, bollette e spesa. Questo tipo di reddito non esiste solo in Italia ma in tutti i grandi Stati e non è certo puntando il dito verso una riforma che aiuta i più deboli che si crea uno Stato virtuoso, progressista e che guardi al futuro”.

Oltre al reddito, l’altra misura molto discussa è il salario minimo. Velano ancora molte incertezze questo tema, nonostante siano in molti ad averne fatto un punto focale del programma. Bartalini spiega la posizione del Movimento, insieme alla questione dei pagamenti anche per i tirocini: “Il salario minimo è una richiesta che il Movimento fa per la platea di persone che oggi, nonostante il lavoro, possano permettersi a malapena un pasto a fine giornata. Questo va di pari passo con una semplificazione dei contratti di lavoro a causa di un’errata applicazione della legge Biagi, che ha fatto sì ci fosse una proliferazione di certi contratti di lavoro, creando ancora più ambiguità. Anche questa per noi è una forma di civiltà: 21 Paesi su 27 hanno un salario minimo e questo deve essere introdotto. Noi contiamo anche un altro dato preoccupante che mostra come in Italia ci saranno 6 milioni di nuovi pensionati fragili, un’emergenza reale del nostro Paese. Un discorso analogo va fatto per i tirocini, che devono essere pagati un minimo per rendere dignità ai ragazzi, ad oggi sfruttati in lavori che non sono di loro competenza, dando loro una giusta retribuzione; insieme a questo si deve creare una scuola dei mestieri soprattutto per quanto concerne il pratico e l’artigianato, affinché questi giovani possano inserirsi subito nel circuito lavorativo, pronti per iniziare. Questo è un aspetto importante per il Movimento perché crediamo di dover salvaguardare l’ambito artigianale, un vero fiore all’occhiello del nostro Paese e che vogliamo assolutamente tutelare insieme al ‘made in Italy”.

Dopo il primo Governo Conte in molti si chiedono quale sia la linea dei nuovi 5 Stelle sul fronte immigrazione. Sono quelli del Decreto Sicurezza o della linea democratica del PD? Così Chiara Bartalini chiarisce la posizione dei Pentastellati: “Vogliamo coinvolgere molto di più l’Europa. Il Centrodestra ‘abbaia’ contro l’immigrazione e vota contro la distribuzione dei migranti nei vari Paesi Europei. Orbán, amico caro di Salvini e Meloni, è il primo che si oppone a questa suddivisione, che ci alleggerirebbe non di poco: un vero paradosso. Noi non possiamo pensare che chi sta peggio non debba pensare di andare dove si stia meglio, non possiamo vietare un desiderio legittimo perché sarebbe arroganza di pensiero. Non si può nemmeno operare un blocco navale, per cui l’ONU è tornata indietro, perché sarebbe un’azione militare di avversità verso altri Paesi. Tuttavia dobbiamo assolutamente lavorare sulle condizioni di questi arrivi perché, oltre alle guerre e ad una povertà sempre più diffusa, sta incidendo sempre di più il fenomeno del cambiamento climatico che sta interessando zone in varie parti della Terra. Tutti questi problemi fanno sì che aumentino anche i flussi migratori e noi non possiamo far finta che non esistano tutte queste cause e l’Europa per questo deve venirci incontro. Il Presidente Draghi è andato a firmare un trattato in cui ha sostenuto la Germania, invece di spingere un po’ di più guardando al nostro Paese, cercando di far sì che i migranti potessero essere suddivisi anche in altri Stati. Dobbiamo ricordarci come questo sia un tema condiviso non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa”.

Infine, la rinascita del Movimento 5 Stelle è sotto gli occhi di tutti. Dopo mesi difficilissimi i vertici del partito, Grillo e Conte in primis, si sono uniti più forti di prima per rendere un futuro nuovo ad un fenomeno politico e sociale che ha fatto fare un cambio di passo epocale nella storia della Repubblica italiana. Bartalini spiega quale sia stata la ricetta della ripresa per il partito di cui fa parte: “Abbiamo visto, pochi giorni prima della caduta del Governo Conte bis, come all’interno del Movimento ci fosse un ampio numero di iscritti che remavano in senso contrario, rendendo difficile anche la stessa comunicazione, dove spesso sono stati lanciati dei messaggi disomogenei. Lo stesso Ministro Di Maio, del quale non rinnegherò mai le azioni positive fatte, ha perso purtroppo la lucidità in questa fase politica, accettando di divenire il primo manovale di una serie di potenze sopra di lui. Non riusciamo ancora a capire cosa abbia fatto Di Maio e in che direzione voglia andare. Tuttavia questo insieme di situazioni ci ha fatto recuperare una matrice originaria che ci ha permesso di ricompattarci, dandoci nuovo orgoglio e vitalità, con tanti temi che sentiamo nostri, felici ed orgogliosi di una campagna che vede davvero tutti i temi che riguardano il Movimento 5 Stelle. Gli altri partiti cercano di accaparrarsi i meriti di quello che noi abbiamo proposto e fatto, chi come la Destra di Meloni abbia votato contro il PNRR per cinque volte di seguito, oppure il Partito Democratico che si attribuisce meriti che non ha e per cui dovrebbe dire grazie a noi. Inoltre il Movimento è unito dalla convinzione che si debba cercare un negoziato di pace per la guerra in Ucraina, dopo la giusta risposta di Kiev all’aggressione avuta da un despota come Putin. L’obiettivo comune deve essere quello di un negoziato di pace e smettere assolutamente con l’invio di armi”.

Alberto Maria Cambuli
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