"Ripartiti per dare un futuro all'Italia green, pacifista e al sostegno degli ultimi"
Una montagna russa. Così sono stati vissuti gli ultimi anni,
poi gli ultimi mesi, del Movimento 5 Stelle. Nel 2018 infatti i Pentastellati
sono entrati in Parlamento per sconvolgere la vecchia politica, scardinare i
meccanismi della Seconda Repubblica e governare come altoparlante di quegli
ultimi per cui, Di Battista e Di Maio su tutti, hanno fatto da portavoce in
tutte le piazze, i borghi e i palchi di un’Italia stanca e vogliosa di
cambiamento. Se ci si guarda indietro tutto questo sembra un sogno ormai
lontano, diverso da quello per cui tanti elettori hanno creduto e votato. Il
primo Governo Conte ha probabilmente dato una mazzata a tanti di quei
fedelissimi, in cui nessuno si sarebbe aspettato un’alleanza con un ‘nemico di
sempre’, la Lega di Matteo Salvini. Reddito di cittadinanza sì, taglio dei
Parlamentari pure, ma anche Decreto Sicurezza, immigrazione controllata come
mai prima di allora e una politica ideologica lontana da quella degli elettori
del partito di Beppe Grillo, lotta alla CBD per dirne una. Secondo colpo:
alleanza con il PD, o meglio il ‘Partito di Bibbiano’, una tra le fazioni
politiche più attaccate in campagna elettorale adesso alleata, nonostante quei Dem fossero ben lontani da quelli affrontati alle elezioni, con figure come
Matteo Renzi ormai ai margini, poi definitivamente fuori, e Calenda stesso,
‘forzato’ all’uscita per una certa intolleranza al Movimento. Passa anche
questa e il nemico sempreverde Renzi dà la 'pugnalata' finale a Conte e il suo
Governo, facendolo cadere e chiamando a gran voce l’unico personaggio, almeno
fino a quel momento, su cui non si sarebbe potuto mettere una virgola, grazie
al Curriculum più illustre del nostro Paese: Mario Draghi. Un amore mai
sbocciato quello tra i 5 Stelle e l’attuale Premier, nonostante la fiducia e
l’appoggio per aiutare il Paese in un periodo in cui si sarebbe dovuto creare
un piano importante per i fondi del PNRR e rialzare il Paese nel momento del
bisogno ‘post’ Covid. Il Movimento si è così disgregato, spezzato, ferito,
ricomposto e rialzato. Ha lasciato partire tutte quelle figure che non facevano
più parte, ideologicamente parlando, di un vero partito di protesta, di ‘uno
per tutti’ e non ‘tutti per uno’, delle parti che lavorano verso uno stesso
obiettivo e rispettano i capisaldi voluti dai fondatori Grillo e Casalecchio, a
partire dal limite dei due mandati. I 5 Stelle sono ripartiti e Giuseppe Conte
ha sfilato nelle Piazze di tutta Italia, acclamato e sostenuto in lungo e largo,
risalendo i sondaggi che fino a poche settimane fa davano il partito come
sconfitto in partenza. Non è così. Conte e il Movimento sono tornati ad
impressionare le persone e questo sarà fondamentale per sconvolgere equilibri
per cui tante fazioni stanno già sorridendo, o inorridendo, ed essere l’ago
della bilancia di una politica che non è più Destra o Sinistra ma giusto e
sbagliato, utile e inutile, necessario e superfluo. In corsa insieme al
Movimento per il collegio plurinominale Toscana 01 e per l’uninominale di
Prato, Pistoia e Mugello c’è Chiara Bartalini, a cui abbiamo chiesto di far
luce su vari punti del programma del suo partito e le motivazioni di un
rilancio dei 5 Stelle che, oggi, sembra essere una solida realtà.
Piano energetico. Ecco la linea del Movimento 5 Stelle,
spiegata dalla candidata Bartalini: “I progetti che riguardano il nucleare di
quarta generazione hanno costi altissimi e tempi molto lunghi per la
realizzazione, si parla quindi di una procedura troppo labile e lontana. Noi
puntiamo maggiormente sulle energie rinnovabili su cui abbiamo costruito il
nostro programma con aiuti alle aziende per aiutarle nei costi necessari per
questa transizione e dare poi un premio alle aziende che dopo aver innovato
assumono persone, creando così una sorta di circolo vizioso. Abbiamo inoltre
inserito nel programma il sistema dell’agrivoltaico che è importantissimo per
territori come Prato e Pistoia che possono divenire risorse non da poco, come
ci sono nel Mugello e a Montemurlo. Questa secondo noi è una prospettiva
importante verso cui viaggiare. Vogliamo creare un contratto specifico in cui
gli oneri di sistema per queste imprese vengano abbattuti e al contempo slegare
gli imprenditori che hanno aderito ad una scelta green dal pagamento
dell’energia elettrica. Il Movimento ha una posizione altrettanto chiara sul
tema che riguarda il rigassificatore di Piombino: va tenuto a distanza dal
porto per non intaccare il commercio e il turismo che sono presenti sulla
costa; noi vogliamo spostare la posizione attuale del rigassificatore perché
dobbiamo valorizzare e non mortificare la natura e la bellezza del nostro
Paese. Va bene quindi creare un bene importante per l’Italia ma avendo sempre
un occhio di lungimiranza per tutti gli aspetti. Al contempo siamo a conoscenza
del fatto che se anche i lavori iniziassero domani, il rigassificatore non
sarebbe pronto fino al 2023, quando sarà in grado di soddisfare solo il 6-7%
dello stoccaggio della richiesta nazionale. Rientra quindi in una logica di
attenzione alla fornitura energetica che è però molto più ampia. D’altronde il
Governo di Berlusconi e quello di Letta ci hanno legati al gas russo e da lì
non si è più avuta lungimiranza nel rafforzare le nostre fonti energetiche. Noi
del Movimento lo diciamo al Presidente Draghi da febbraio e lo abbiamo rimesso
anche nei nove punti, ma siamo stati ignorati e i nodi sono arrivati al
pettine. Nel 2023 inoltre si torna in una situazione in cui non si potrà fare
alcun spostamento di bilancio e si perderebbe quasi un’agenda verde per
strutturare tutti gli investimenti green da togliere al debito sugli scavi,
rispettando così il protocollo firmato sulle emissioni di CO2 entro il 2050.
Dobbiamo mantenere una visione più ampia su tutti gli aspetti”.
Oltre a questi aspetti è centrale la questione legata ai rigassificatori. Come si pone il Movimento a riguardo? Ecco la spiegazione di Chiara Bartalini: “Certamente dovremo cercare di sfruttare il più possibile i rigassificatori già esistenti. Dobbiamo però ricordarci che il Centrodestra si è sempre eretto a favore delle trivellazioni: tutto ciò che viene estratto non arriva direttamente a noi, come tanti vogliono far pensare, ma va alla Borsa di Amsterdam dove viene quotato e poi rivenduto. Il gas algerino, che in questo momento sta tamponando i nostri problemi, ha un costo elevatissimo. Dobbiamo imparare a scindere le due cose che hanno due ambiti separati. Noi dobbiamo guardare i costi delle industrie e dei cittadini; per noi è essenziale dividere il costo della materia elettrica da quello del gas, staccandosi dalla Borsa di Amsterdam, affinché i piccoli imprenditori non possano reggere costi così elevati, che non li fa andare avanti. Un altro aspetto importante in cui lo Stato insieme alle imprese deve farsi da garante è quello delle cessazioni unilaterali dei contratti. Ci sono infatti sempre più aziende fornitrici di gas e luce che, in modo preventivo, disdicono i contratti in modo unilaterale e richiedono maggiori garanzie per poter continuare a rifornire. Il Movimento chiede quindi che lo Stato si metta a lavorare al fianco delle imprese ed estendere tutta questa rete di produzione. Una delle nostre proposte è il sistema superbonus, non come voleva trattarlo il Premier Draghi, bensì di estenderlo in campo agricolo affinché tutto ciò che è efficientamento trovi sostegno da parte dello Stato”. Una delle riforme più importante voluta dai 5 Stelle è stato il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia della precedente campagna elettorale dei Pentastellati. Dopo 4 anni quali saranno le sensazioni a riguardo dei principali promotori, nonostante tante proposte delle altre fazioni tra chi lo vorrebbe eliminato, vedasi il programma del Centrodestra, o chi lo vorrebbe modificare, Terzo Polo su tutti e il ‘disertore’ Luigi Di Maio? “Il dato di 1000 poveri in meno non lo ha detto Conte ma l’ISTAT, certificato quindi da un ente esterno e rendendolo quindi un dato di fatto - afferma Chiara Bartalini - Altri numeri importanti sono quelli che testimoniano come Pistoia sia la città con il più alto numero di persone a percepire il reddito di cittadinanza in Toscana. Questo stupisce molti perché non si capisce che i percettori si dividono per lo più in due grandi fasce: la prima è di chi non può lavorare per problemi fisici, gli altri sono coloro che hanno lavori poveri a causa di un contratto che non permette i beni di prima necessità. Il reddito quindi serve proprio a queste persone per far sì che possano fare la spesa, finire di pagare le bollette o l’affitto. La politica che dice di voler guardare al futuro, in un momento di estrema difficoltà del Paese, sta pensando di togliere il sostegno alle fasce più povere, aggravando ancora di più queste persone. Noi siamo a forte rischio oggi a causa dell’inflazione delle materie prime e dell’aumento dei costi energetici; questo farà sì che ci saranno molte più persone ad avere difficoltà a conciliare affitto, bollette e spesa. Questo tipo di reddito non esiste solo in Italia ma in tutti i grandi Stati e non è certo puntando il dito verso una riforma che aiuta i più deboli che si crea uno Stato virtuoso, progressista e che guardi al futuro”.
Oltre al reddito, l’altra misura molto discussa è il salario
minimo. Velano ancora molte incertezze questo tema, nonostante siano in
molti ad averne fatto un punto focale del programma. Bartalini spiega la
posizione del Movimento, insieme alla questione dei pagamenti anche per i
tirocini: “Il salario minimo è una richiesta che il Movimento fa per la platea
di persone che oggi, nonostante il lavoro, possano permettersi a malapena un
pasto a fine giornata. Questo va di pari passo con una semplificazione dei
contratti di lavoro a causa di un’errata applicazione della legge Biagi, che ha
fatto sì ci fosse una proliferazione di certi contratti di lavoro, creando
ancora più ambiguità. Anche questa per noi è una forma di civiltà: 21 Paesi su
27 hanno un salario minimo e questo deve essere introdotto. Noi contiamo anche
un altro dato preoccupante che mostra come in Italia ci saranno 6 milioni di
nuovi pensionati fragili, un’emergenza reale del nostro Paese. Un discorso
analogo va fatto per i tirocini, che devono essere pagati un minimo per rendere
dignità ai ragazzi, ad oggi sfruttati in lavori che non sono di loro
competenza, dando loro una giusta retribuzione; insieme a questo si deve creare
una scuola dei mestieri soprattutto per quanto concerne il pratico e l’artigianato,
affinché questi giovani possano inserirsi subito nel circuito lavorativo,
pronti per iniziare. Questo è un aspetto importante per il Movimento perché
crediamo di dover salvaguardare l’ambito artigianale, un vero fiore
all’occhiello del nostro Paese e che vogliamo assolutamente tutelare insieme al
‘made in Italy”.
Dopo il primo Governo Conte in molti si chiedono quale sia
la linea dei nuovi 5 Stelle sul fronte immigrazione. Sono quelli del Decreto
Sicurezza o della linea democratica del PD? Così Chiara Bartalini chiarisce la
posizione dei Pentastellati: “Vogliamo coinvolgere molto di più l’Europa. Il
Centrodestra ‘abbaia’ contro l’immigrazione e vota contro la distribuzione dei
migranti nei vari Paesi Europei. Orbán, amico caro di Salvini e Meloni, è
il primo che si oppone a questa suddivisione, che ci alleggerirebbe non di poco:
un vero paradosso. Noi non possiamo pensare che chi sta peggio non debba
pensare di andare dove si stia meglio, non possiamo vietare un desiderio
legittimo perché sarebbe arroganza di pensiero. Non si può nemmeno operare un
blocco navale, per cui l’ONU è tornata indietro, perché sarebbe un’azione
militare di avversità verso altri Paesi. Tuttavia dobbiamo assolutamente
lavorare sulle condizioni di questi arrivi perché, oltre alle guerre e ad una
povertà sempre più diffusa, sta incidendo sempre di più il fenomeno del
cambiamento climatico che sta interessando zone in varie parti della Terra.
Tutti questi problemi fanno sì che aumentino anche i flussi migratori e noi non
possiamo far finta che non esistano tutte queste cause e l’Europa per questo
deve venirci incontro. Il Presidente Draghi è andato a firmare un trattato in
cui ha sostenuto la Germania, invece di spingere un po’ di più guardando al
nostro Paese, cercando di far sì che i migranti potessero essere suddivisi
anche in altri Stati. Dobbiamo ricordarci come questo sia un tema condiviso non
solo per l’Italia ma per tutta l’Europa”.
Infine, la rinascita del Movimento 5 Stelle è sotto gli
occhi di tutti. Dopo mesi difficilissimi i vertici del partito, Grillo e Conte
in primis, si sono uniti più forti di prima per rendere un futuro nuovo ad un
fenomeno politico e sociale che ha fatto fare un cambio di passo epocale nella
storia della Repubblica italiana. Bartalini spiega quale sia stata la ricetta
della ripresa per il partito di cui fa parte: “Abbiamo visto, pochi giorni
prima della caduta del Governo Conte bis, come all’interno del Movimento ci
fosse un ampio numero di iscritti che remavano in senso contrario, rendendo
difficile anche la stessa comunicazione, dove spesso sono stati lanciati dei
messaggi disomogenei. Lo stesso Ministro Di Maio, del quale non rinnegherò mai
le azioni positive fatte, ha perso purtroppo la lucidità in questa fase
politica, accettando di divenire il primo manovale di una serie di potenze
sopra di lui. Non riusciamo ancora a capire cosa abbia fatto Di Maio e in che
direzione voglia andare. Tuttavia questo insieme di situazioni ci ha fatto
recuperare una matrice originaria che ci ha permesso di ricompattarci, dandoci
nuovo orgoglio e vitalità, con tanti temi che sentiamo nostri, felici ed
orgogliosi di una campagna che vede davvero tutti i temi che riguardano il
Movimento 5 Stelle. Gli altri partiti cercano di accaparrarsi i meriti di
quello che noi abbiamo proposto e fatto, chi come la Destra di Meloni abbia
votato contro il PNRR per cinque volte di seguito, oppure il Partito
Democratico che si attribuisce meriti che non ha e per cui dovrebbe dire grazie
a noi. Inoltre il Movimento è unito dalla convinzione che si debba cercare un
negoziato di pace per la guerra in Ucraina, dopo la giusta risposta di Kiev
all’aggressione avuta da un despota come Putin. L’obiettivo comune deve essere
quello di un negoziato di pace e smettere assolutamente con l’invio di armi”.
