Che il sistema sanitario Regionale e Nazionale sia al collasso è evidente, oggi più che mai, quale naturale conseguenza non solo di scelte del "momento" ma di politiche, nel corso del tempo, che si sono dimostrate poco lungimiranti. Medici in pensione, Covid, post Covid e numero esiguo di professionisti vanno ad allungare la lista dell'orrore. La coperta è corta, si parla di un ordine di cifra di circa 500 milioni di euro che mancherebbero all' appello, ovvero, nelle casse della Regione per far fronte alle necessità. Ogni anno il Ministero della Salute emette una sorta di pagella nei confronti delle regioni più virtuose, quelle che riescono al meglio a garantire gratuitamente o previo pagamento un ticket prestazioni sanitarie; la Toscana rientra sempre sul podio ma questo non la rende esente da una situazione che fa acqua da tutte le parti e che colpisce tutti indistintamente e trasversalmente. Assistiamo a tempi di attesa mastodontici per sottoporsi ad una visita specialistica o semplicemente ad un esame diagnostico specialistico. F. G. racconta che "per una gastroscopia si può andare incontro a un' attesa di circa 12 mesi, se va bene, ultimamente addirittura neanche programmabile. Nell'area Toscana Centro non si può fare una gastroscopia in regime di convenzione". Ci vengono incontro due signore con in mano una prescrizione rossa e dall' aria sconsolata: R. D. e G. M. hanno viaggiato virtualmente al banco del Cup, per tutta la Toscana, alla ricerca di un appuntamento il più possibile ragionevole, coinvolgendo anche i propri familiari nel poterle accompagnare. Non se ne parla, la risonanza magnetica in questione prima di settembre è off limits. Letteralmente abbattute sono state costrette, ob torto collo, ad accettare senza diritto di replica, o "mangiare questa minestra o saltare dalla finestra", anche perché certe prestazioni, in forma privata, hanno dei costi agghiaccianti. Stesso panorama nel settore pediatrico dove per una visita oculistica, così detta di routine, su un bambino di due anni grava un'attesa di circa 2 mesi; B. S. ha messo mano al portafogli e si è arresa ancora prima di iniziare questa crociata. Sì, queste sono vere e proprie crociate, alle quali il cittadino si sottopone sapendo già che ne uscirà sconfitto e ferito. Ciò che accresce il malumore è l' impossibilità di scegliere; tu Servizio Nazionale non sei in grado di rispondere alle necessità, almeno creami un percorso alternativo che sia quanto meno democratico nei costi. S. T., dopo una prima telefonata preventiva per annusare come tirava il vento ha optato per una ecografia in via privata. Medici di base che vanno in pensione, ai quali non si applica la proroga, costringono i medici di base restanti a gravarsi di ancor più pazienti con gli stessi che "viaggiano" su appuntamento, anche di una settimana, e questo stato di fatto porta con sé a traino l' assalto ai Pronto Soccorso che si vedono obbligati a intervenire anche per delle "semplici" specificità. Un numero chiuso per l'accesso alla Facoltà di Medicina potrebbe essere uno dei tanti nodi sopraggiunti al pettine. Queste erano delle domande e ipotesi che abbiamo sottoposto all'ufficio stampa e all' Assessore alla Sanità, Simone Bezzini che però non hanno trovato né accoglienza né tantomeno risposta. In tempi dove l' attenzione alla vita sembra prioritaria, si vedano i limiti dei 30 chilometri nelle realtà urbane, se prevenire è meglio che curare, qui si dichiara una morte quasi annunciata, per un cittadino la cui "colpa" è quella di necessitare di prestazioni sanitarie. Noi continuiamo nel nostro cammino per assicurare la tutela dei cittadini.