Venerdì 10 giugno, Il Giardino delle Parole, ha ospitato la presentazione di “Da luoghi lontani”, un libro corale, scritto “a sei mani” da Carlo Cuppini, Giovanni Agnoloni e Sandra Salvato. Come ha sottolineato la moderatrice Marisa Salabelle, questo è un libro estremamente particolare, a partire dalla sua struttura geometrica, che prevede una ripartizione in tre sezioni (Memoria, Sogno, Spazi cosmici), ciascuna composta di tre racconti. Ma nonostante l'elaborata architettura della raccolta, si percepisce una solida armonia di fondo che suggerisce al lettore l'idea di non essere davanti a una serie di testi giustapposti, ma ad un romanzo unitario. Questa omogeneità è dovuta alla comune visione che ha ispirato i tre autori, come ha spiegato Agnoloni "Esistono circostanze fuori dal tempo lineare, che è l'unico modo che noi abbiamo per spiegare alcuni eventi, in cui le linee di forza si intrecciano". Questa visione è riassunta perfettamente da una citazione tratta dall'opera di Fritjof Capra 'Il Tao della fisica', un inno alla varietà e complessità della natura, dove non ha spazio alcuna linea retta, ma solo curvature. L'aspetto sperimentalistico del lavoro consiste proprio in un tentativo, portato avanti in maniera individuale da ciascun autore, di restituire la complessità di tutto ciò che compete la dimensione temporale. Nel racconto di Salvato, 'Nulla da dichiarare', i tempi verbali del passato e del presente vengono giustapposti di paragrafo in paragrafo, mentre in quello di apertura: 'Il palazzo rinascimentale' di Cuppini, si alternano senza soluzione di continuità anche all'interno di una stessa frase, il passato e il presente si intersecano e si intrecciano, e il tempo diventa qualcosa da esplorare a trecentosessanta gradi. E se viene meno la concezione abituale del tempo, quello che resta è lo spazio, e questa dimensione occupa, sin dal titolo, una posizione significativa all'interno del libro: si va da Urbino, a Venezia, alla Sardegna, passando per le capitali europee; ma ci sono anche zone rurali, montane e cittadine. Alcuni luoghi, soprattutto nella terza sezione, sono immaginari o non identificabili. Di tutti però è ricercato lo spiritus loci, l'essenza più profonda, come ha indicato Agnoloni. Sono queste le idee che hanno guidato i tre autori nella stesura dei testi, scritti individualmente dagli stessi ma poi rivisti congiuntamente, in un'atmosfera di grande concordia e amicizia. Questo ha permesso di creare quelle che Cuppini ha definito “soffici modulazioni” tra un racconto e l'altro, accortezze stilistiche e narrative che danno unitarietà e coerenza all'insieme. Il libro, come dimostra la lettura con cui si è conclusa la presentazione, promette di essere estremamente affascinante.

