PISTOIASETTE

Il potere dei vescovi e la loro opera a Pistoia nel corso dei secoli

Il potere temporale della Chiesa è sempre stato nei secoli fino alla presa di Roma una forza capace di generare e accumulare enormi ricchezze artistiche e benefici tradottisi in un controllo di vasti territori e influenze capaci di sottomettere a volte anche gli Imperatori. Imperatori con cui sono stati però molto spesso in contrasto nei secoli. Anche nella nostra città, antica città, risalente già al II secolo A.C. e di origine romana, costruita su un territorio dove erano esistite in precedenza comunità etrusche, questo potere fu manifesto e tracce storiche della presenza di rappresentanti dei Papi nella diocesi pistoiese, si hanno con una certa sicurezza soltanto però alla fine del VII secolo, quando si evidenzia la presenza del vescovo Giovanni. Da lui in poi una serie di primate della diocesi, che ha visto succedersi nomi appartenenti alle più illustri e nobili famiglie pistoiesi nonchè alle città vicine. Nel corso del Medioevo il vescovo di Pistoia ebbe un influente ruolo economico nella società e politico  preminente nel governo della città, che si concretizzò nell'XI secolo praticamente in una signoria di fatto. Negli anni a seguire questo potere (quello prevalentemente politico) iniziò a diminuire e fu costretto al duro confronto con le nascenti forze sociali che stavano pian piano venendo fuori e vitalizzavano il tessuto urbano della città. I tempi maturavano rapide trasformazioni e ogni giorno il vescovo si vedeva perdere il controllo di uomini e cose, terreni e soprattutto potere. Uno dei vescovi più noti e menzionati, anche perché canonizzato dalla Chiesa ed esattamente da Papa Clemente VIII nel 1605 è Atto. Non esistono tutt’oggi certezze sul luogo della nascita. Il dubbio oscilla fra la tesi che sia originario di Beja, cittadina del Portogallo, e quella invece che lo vuole nato in Val di Pesa in Toscana. Il vescovo Atto godè di una discreta autorità, riconosciuta perfino presso la corte Pontificia dove spesso fu convocato per fornire pareri e giudizi per la risoluzione di grandi e importanti  contrasti. Da capo della Chiesa pistoiese si rese artefice della fondazione di tre ospedali, fra cui quello dedicato a San Giacomo e fu sempre lui ad ottenere in dono dall’Arcivescovo di Santiago de Compostela le reliquie del nostro Santo patrono. Il suo corpo venne sepolto nell’allora chiesa di Santa Maria in Corte (di epoca longobarda ed esistente dove sorge adesso il Battistero) e poi, in un secondo momento, traslato nella Cattedrale di San Zeno. Altro importante nome, peraltro appartenente all’aristocrazia cittadina fu Guidaloste Vergiolesi, che resse la carica per 31 anni, carica che abbandonò presumibilmente per motivi di salute, in una città attanagliata da lotte intestine a causa delle fazioni divise fra guelfi e ghibellini. 20 anni dopo fu eletto dal Capitolo di Pistoia e nominato vescovo da Papa Benedetto XI il figlio di Guittoncino de’ Sighibuldi o Sigibuldi (Sinibuldi), tal Bartolomeo che fu anche vescovo di Foligno. Alcuni anni dopo fu eletto vescovo un altro nativo della città , il beato Andrea Franchi, secondogenito di una famiglia molto agiata comprendente altri tre fratelli e una sorella e abitante in via dell’Ospizio. Fu ordinato sacerdote a Siena e molto probabilmente, si dice, conobbe là Santa Caterina patrona d’Italia. Fu molto attivo nel sostenere attività a favore dei poveri, aprì una farmacia al piano terra del vecchio palazzo vescovile chiamata dei Ferri, tutt’oggi esistente anche se in altra sede, promosse un movimento (dei Bianchi) atto a favorire la pacificazione fra Panciatichi e Cancellieri. Altro nome importante per quel tempo Ubertino Albizi, importante teologo appartenente alla potente e nobile famiglia fiorentina in contrasto prima e fedele poi a quella dei Medici. Anche lui come altri sepolto in Duomo a Pistoia. Seguirono nuovi vescovi appartenenti anch’essi ovviamente a nobili famiglie, era difficile se non impossibile in quei secoli assumere cariche e onori importanti, seppur ecclesiastici, se non in possesso di una certa formazione culturale, derivante da notevoli facoltà economiche in mano in quei tempi soprattutto a famiglie agiate e titolate. Citiamo esponenti della famiglia dei Medici, dei Pucci, un esponente dei Ricasoli, un Antinori, anche un appartenente alla famiglia Strozzi. Sicuramente illustre e molto conosciuto fu Scipione de’ Ricci, imparentato con i Ricasoli a causa della madre, fu gesuita e giansenista. Salì alla ribalta delle cronache per aver convocato un sinodo tramandato alla storia come il Sinodo di Pistoia, che gli procurò non poche avversioni sia dal clero della regione che dalla Curia di Roma. Fu costretto ad abbandonare la carica nel 1791 dopo 11 anni e morì nel 1810 a Greve in Chianti. Per tornare ad un vescovo di origini pistoiesi si deve attendere il 1867 con la nomina di Enrico Bindi, nativo di Canapale dove nacque nel 1812. Nel 1857 era stato chiamato a ricoprire la carica di Rettore del Liceo Forteguerri. Eminente scrittore e saggista morì nel 1876 e fu sepolto nel cimitero della Misericordia di Pistoia. Ultimo vescovo originario di Pistoia fu Niccolò Sozzifanti.

Franco Giorgi

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